Pazzi di guerra - War Machine by Michael Hastings

Pazzi di guerra - War Machine by Michael Hastings

autore:Michael Hastings
La lingua: ita
Format: epub
editore: Garzanti
pubblicato: 2017-04-10T16:00:00+00:00


32. IL PRESIDENTE KARZAI HA IL RAFFREDDORE

Kabul, febbraio 2010

Il generale Stanley McChrystal è pronto a lanciare la più vasta operazione che abbia mai comandato. Il piano prevede che 15.000 soldati calino sulla città di Marja. Marja sorge in una zona rurale della provincia di Helmand, nel Sud dell’Afghanistan. La città non ha molto da offrire: è poco più di un agglomerato di capanne e casette costruite con mattoni di fango. Non sembra essere granché importante. Ha soltanto 50.000 abitanti: non certo quello che si dice un centro densamente popolato. In effetti l’estate precedente McChrystal stesso era scettico all’idea di sprecare soldati nell’Helmand. Naturalmente viene trovata una giustificazione per l’operazione: bisogna controllare Marja se si vuole controllare Kandahar; bisogna controllare Kandahar se si vuole controllare l’Afghanistan; bisogna controllare l’Afghanistan se si vuole controllare il Pakistan; e bisogna controllare il Pakistan se si vuole impedire che terroristi sauditi possano imbarcarsi su un volo in partenza dall’aeroporto internazionale John F. Kennedy di Jamaica, nel Queens.

Marja, sostiene McChrystal, è fondamentale perché serve per «provare la fattibilità» dell’operazione ancora più vasta prevista per l’estate seguente. Dobbiamo spazzare via i ribelli con «un’ondata di sicurezza» per poi insediare un «governo in scatola», pronto all’uso. La Casa Bianca e la stampa seguiranno le manovre con molta attenzione. A David Axelrod, consigliere di Obama, Marja ricorda il Vietnam, tanto da spingerlo a lanciare il seguente monito: «Dobbiamo stare attenti a non credere alle balle che ci raccontiamo».1

Per dare piena legittimità all’operazione, McChrystal vuole che il suo volto pubblico sia quello di un afghano. Per questo è convinto di aver bisogno dell’autorizzazione del presidente Hamid Karzai. McChrystal pensa che Karzai non si stia comportando come il suo ruolo di «comandante supremo» richiederebbe. Negli ultimi mesi il generale ha cercato di porlo di fronte alle sue responsabilità nei riguardi del paese, coinvolgendolo nelle decisioni militari e tenendolo personalmente informato in caso di incidenti con vittime tra i civili. Gli ufficiali statunitensi sono convinti che perché la loro strategia possa avere successo l’unica soluzione è convincere Karzai a farsi carico degli oneri che il suo ruolo comporta. Come insegna ogni piano di controguerriglia che si rispetti, per vincere ci deve essere un governo legittimo, a capo del quale deve esserci un leader altrettanto legittimo.

Ma di Karzai tutto si può dire tranne che sia un leader legittimo. Per farlo apparire tale, nell’ultimo anno McChrystal lo ha trascinato in giro per l’Afghanistan costringendolo a visitare zone del paese in cui raramente era stato visto prima. Ha tentato di farlo uscire dal suo palazzo, dove lo staff del generale è convinto che il presidente sia vittima delle proprie illusioni e paranoie. Un cablogramma del ministero degli Esteri lo descrive come «un uomo isolato e solitario che sospetta che la sua cerchia di collaboratori più stretti lo stia portando nella direzione sbagliata, ma che non sa su chi altri poter fare affidamento. Il presidente è particolarmente attento all’immagine – perlopiù negativa – che i media trasmettono del suo governo, atteggiamento che alimenta i suoi sospetti che i nemici lo stiano “aspettando là fuori per sbarazzarsi di lui”».



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